La Lotus è costretta a bloccare le esportazioni della Emira negli Stati Uniti a causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump, con ripercussioni immediate sull’occupazione. La casa britannica, già alle prese con le sfide della transizione elettrica, ha annunciato licenziamenti temporanei per 120 dipendenti nello stabilimento di Hethel, secondo fonti sindacali.
I dazi del 25% sulle auto europee, introdotti nel 2023 e mai revocati, hanno reso antieconomica la vendita della sportiva a combustione nel mercato USA, dove rappresentava il 30% del fatturato globale del brand. Un colpo durissimo per un modello che nel 2024 aveva registrato 2.100 consegne (dati JATO Dynamics), con gli States come secondo mercato dopo la Germania.
L’impatto supera i confini industriali: i fornitori italiani di componenti per il telaio e gli interni in pelle rischiano contrazioni d’ordini fino al 40%. La filiera coinvolge 12 aziende tra Piemonte ed Emilia-Romagna, secondo l’ANFIA. Intanto, Lotus valuta alternative come l’assemblaggio in Malesia, dove il gruppo Geely (proprietario dal 2017) ha già impianti.
La crisi riflette un trend più ampio: nei primi trimestre 2025, le esportazioni europee di auto premium verso gli USA sono crollate del 18% (ACEAA). Marchi come Porsche e Jaguar hanno reagito con sconti aggressivi, ma per Lotus, con volumi limitati, la strategia è insostenibile.
Curiosità: la Emira, ultima Lotus con motore termico, doveva essere prodotta fino al 2027. Ora la deadline potrebbe anticipare al 2026, accelerando il passaggio all’elettrico con il modello Eletre. Intanto, i concessionari USA offrono leasing a tasso zero per smaltire le scorte, mentre in Europa i prezzi sono saliti del 7%.
L’episodio riaccende il dibattito sulla guerra commerciale UE-USA, con Bruxelles che minaccia ritorsioni su tech e agricoltura. Per i dipendenti Lotus, però, la priorità è evitare che i licenziamenti temporanei diventino permanenti. La prossima mossa di Geely, tra riconversioni e delocalizzazioni, sarà decisiva.