Nucleare in Europa: due strategie opposte
Mentre la Spagna conferma l’uscita dal nucleare entro il 2030, l’Italia valora il ritorno all’atomo con i reattori modulari (SMR). Due approcci diametralmente opposti che riflettono priorità diverse: decarbonizzazione rapida vs sicurezza energetica.
La scommessa spagnola sulle rinnovabili
Madrid ha accelerato sul solare ed eolico, che nel 2024 hanno coperto il 62% della domanda elettrica (fonte: Red Eléctrica de España). Un record europeo, reso possibile da investimenti pari a 14 miliardi di euro in 5 anni. Tuttavia, critici evidenziano la dipendenza dalle condizioni meteo e i costi di stoccaggio.
L’Italia e il revival nucleare
A 22 anni dal referendum, il governo Meloni rilancia con i Small Modular Reactor (SMR), tecnologia promossa anche dalla UE. Obiettivo: ridurre la dipendenza dal gas (oggi al 42% del mix). Ma i tempi sono lunghi: il primo SMR operativo non arriverà prima del 2035.
Impatto ambientale a confronto
Il nucleare emette 12 gCO2/kWh, meno di solare (48 g) e eolico (11 g), ma genera scorie radioattive. Le rinnovabili spagnole hanno evitato 28 milioni di tonnellate di CO2 nel 2024, ma richiedono 5 volte più suolo.
Cosa succederà nel 2030?
La Spagna punta a triplicare l’eolico offshore, mentre l’Italia deve colmare il gap nelle rinnovabili (ferme al 35%). Intanto, 14 paesi UE includono il nucleare nei piani climatici. La sfida? Trovare un equilibrio tra pragmatismo e transizione green.
Trend globali e curiosità
1. La Finlandia ha ridotto del 30% le bollette con l’EPR Olkiluoto.
2. I costi degli SMR potrebbero scendere a 3.000 €/kW entro il 2040 (fonte: IEA).
3. In Spagna, il 68% dei cittadini sostiene l’addio al nucleare (sondaggio CIS).
La partita è aperta: serviranno anni per capire chi avrà fatto la scelta giusta.